Poscia vidi
avventarsi
ne la cuna
del triunfal veiculo una volpe
che d'ogne pasto buon parea digiuna;
ma, riprendendo lei di laide colpe,
la donna mia la volse in tanta futa
quanto sofferser l'ossa sanza polpe.
del triunfal veiculo una volpe
che d'ogne pasto buon parea digiuna;
ma, riprendendo lei di laide colpe,
la donna mia la volse in tanta futa
quanto sofferser l'ossa sanza polpe.
Dante - La Divina Commedia
S'io potessi ritrar come assonnaro
li occhi spietati udendo di Siringa,
li occhi a cui pur vegghiar costo si caro;
come pintor che con essempro pinga,
disegnerei com' io m'addormentai;
ma qual vuol sia che l'assonnar ben finga.
Pero trascorro a quando mi svegliai,
e dico ch'un splendor mi squarcio 'l velo
del sonno, e un chiamar: <<Surgi: che fai? >>.
Quali a veder de' fioretti del melo
che del suo pome li angeli fa ghiotti
e perpetue nozze fa nel cielo,
Pietro e Giovanni e Iacopo condotti
e vinti, ritornaro a la parola
da la qual furon maggior sonni rotti,
e videro scemata loro scuola
cosi di Moise come d'Elia,
e al maestro suo cangiata stola;
tal torna' io, e vidi quella pia
sovra me starsi che conducitrice
fu de' miei passi lungo 'l fiume pria.
E tutto in dubbio dissi: <<Ov' e Beatrice? >>.
Ond' ella: <<Vedi lei sotto la fronda
nova sedere in su la sua radice.
Vedi la compagnia che la circonda:
li altri dopo 'l grifon sen vanno suso
con piu dolce canzone e piu profonda>>.
E se piu fu lo suo parlar diffuso,
non so, pero che gia ne li occhi m'era
quella ch'ad altro intender m'avea chiuso.
Sola sedeasi in su la terra vera,
come guardia lasciata li del plaustro
che legar vidi a la biforme fera.
In cerchio le facevan di se claustro
le sette ninfe, con quei lumi in mano
che son sicuri d'Aquilone e d'Austro.
<<Qui sarai tu poco tempo silvano;
e sarai meco sanza fine cive
di quella Roma onde Cristo e romano.
Pero, in pro del mondo che mal vive,
al carro tieni or li occhi, e quel che vedi,
ritornato di la, fa che tu scrive>>.
Cosi Beatrice; e io, che tutto ai piedi
d'i suoi comandamenti era divoto,
la mente e li occhi ov' ella volle diedi.
Non scese mai con si veloce moto
foco di spessa nube, quando piove
da quel confine che piu va remoto,
com' io vidi calar l'uccel di Giove
per l'alber giu, rompendo de la scorza,
non che d'i fiori e de le foglie nove;
e feri 'l carro di tutta sua forza;
ond' el piego come nave in fortuna,
vinta da l'onda, or da poggia, or da orza.
Poscia vidi avventarsi ne la cuna
del triunfal veiculo una volpe
che d'ogne pasto buon parea digiuna;
ma, riprendendo lei di laide colpe,
la donna mia la volse in tanta futa
quanto sofferser l'ossa sanza polpe.
Poscia per indi ond' era pria venuta,
l'aguglia vidi scender giu ne l'arca
del carro e lasciar lei di se pennuta;
e qual esce di cuor che si rammarca,
tal voce usci del cielo e cotal disse:
<<O navicella mia, com' mal se' carca! >>.
Poi parve a me che la terra s'aprisse
tr'ambo le ruote, e vidi uscirne un drago
che per lo carro su la coda fisse;
e come vespa che ritragge l'ago,
a se traendo la coda maligna,
trasse del fondo, e gissen vago vago.
Quel che rimase, come da gramigna
vivace terra, da la piuma, offerta
forse con intenzion sana e benigna,
si ricoperse, e funne ricoperta
e l'una e l'altra rota e 'l temo, in tanto
che piu tiene un sospir la bocca aperta.
Trasformato cosi 'l dificio santo
mise fuor teste per le parti sue,
tre sovra 'l temo e una in ciascun canto.
Le prime eran cornute come bue,
ma le quattro un sol corno avean per fronte:
simile mostro visto ancor non fue.
Sicura, quasi rocca in alto monte,
seder sovresso una puttana sciolta
m'apparve con le ciglia intorno pronte;
e come perche non li fosse tolta,
vidi di costa a lei dritto un gigante;
e basciavansi insieme alcuna volta.
Ma perche l'occhio cupido e vagante
a me rivolse, quel feroce drudo
la flagello dal capo infin le piante;
poi, di sospetto pieno e d'ira crudo,
disciolse il mostro, e trassel per la selva,
tanto che sol di lei mi fece scudo
a la puttana e a la nova belva.
Purgatorio ? Canto XXXIII
'Deus, venerunt gentes', alternando
or tre or quattro dolce salmodia,
le donne incominciaro, e lagrimando;
e Beatrice, sospirosa e pia,
quelle ascoltava si fatta, che poco
piu a la croce si cambio Maria.
Ma poi che l'altre vergini dier loco
a lei di dir, levata dritta in pe,
rispuose, colorata come foco:
'Modicum, et non videbitis me;
et iterum, sorelle mie dilette,
modicum, et vos videbitis me'.
Poi le si mise innanzi tutte e sette,
e dopo se, solo accennando, mosse
me e la donna e 'l savio che ristette.
Cosi sen giva; e non credo che fosse
lo decimo suo passo in terra posto,
quando con li occhi li occhi mi percosse;
e con tranquillo aspetto <<Vien piu tosto>>,
mi disse, <<tanto che, s'io parlo teco,
ad ascoltarmi tu sie ben disposto>>.
Si com' io fui, com' io dovea, seco,
dissemi: <<Frate, perche non t'attenti
a domandarmi omai venendo meco? >>.