Ed ei surgendo: <
comprender de l'amor ch'a te mi scalda,
quand' io dismento nostra vanitate,
trattando l'ombre come cosa salda>>.
quand' io dismento nostra vanitate,
trattando l'ombre come cosa salda>>.
Dante - La Divina Commedia
E 'l savio duca: <<Omai veggio la rete
che qui vi 'mpiglia e come si scalappia,
perche ci trema e di che congaudete.
Ora chi fosti, piacciati ch'io sappia,
e perche tanti secoli giaciuto
qui se', ne le parole tue mi cappia>>.
<<Nel tempo che 'l buon Tito, con l'aiuto
del sommo rege, vendico le fora
ond' usci 'l sangue per Giuda venduto,
col nome che piu dura e piu onora
era io di la>>, rispuose quello spirto,
<<famoso assai, ma non con fede ancora.
Tanto fu dolce mio vocale spirto,
che, tolosano, a se mi trasse Roma,
dove mertai le tempie ornar di mirto.
Stazio la gente ancor di la mi noma:
cantai di Tebe, e poi del grande Achille;
ma caddi in via con la seconda soma.
Al mio ardor fuor seme le faville,
che mi scaldar, de la divina fiamma
onde sono allumati piu di mille;
de l'Eneida dico, la qual mamma
fummi, e fummi nutrice, poetando:
sanz' essa non fermai peso di dramma.
E per esser vivuto di la quando
visse Virgilio, assentirei un sole
piu che non deggio al mio uscir di bando>>.
Volser Virgilio a me queste parole
con viso che, tacendo, disse 'Taci';
ma non puo tutto la virtu che vuole;
che riso e pianto son tanto seguaci
a la passion di che ciascun si spicca,
che men seguon voler ne' piu veraci.
Io pur sorrisi come l'uom ch'ammicca;
per che l'ombra si tacque, e riguardommi
ne li occhi ove 'l sembiante piu si ficca;
e <<Se tanto labore in bene assommi>>,
disse, <<perche la tua faccia testeso
un lampeggiar di riso dimostrommi? >>.
Or son io d'una parte e d'altra preso:
l'una mi fa tacer, l'altra scongiura
ch'io dica; ond' io sospiro, e sono inteso
dal mio maestro, e <<Non aver paura>>,
mi dice, <<di parlar; ma parla e digli
quel ch'e' dimanda con cotanta cura>>.
Ond' io: <<Forse che tu ti maravigli,
antico spirto, del rider ch'io fei;
ma piu d'ammirazion vo' che ti pigli.
Questi che guida in alto li occhi miei,
e quel Virgilio dal qual tu togliesti
forte a cantar de li uomini e d'i dei.
Se cagion altra al mio rider credesti,
lasciala per non vera, ed esser credi
quelle parole che di lui dicesti>>.
Gia s'inchinava ad abbracciar li piedi
al mio dottor, ma el li disse: <<Frate,
non far, che tu se' ombra e ombra vedi>>.
Ed ei surgendo: <
quand' io dismento nostra vanitate,
trattando l'ombre come cosa salda>>.
Purgatorio ? Canto XXII
Gia era l'angel dietro a noi rimaso,
l'angel che n'avea volti al sesto giro,
avendomi dal viso un colpo raso;
e quei c'hanno a giustizia lor disiro
detto n'avea beati, e le sue voci
con 'sitiunt', sanz' altro, cio forniro.
E io piu lieve che per l'altre foci
m'andava, si che sanz' alcun labore
seguiva in su li spiriti veloci;
quando Virgilio incomincio: <<Amore,
acceso di virtu, sempre altro accese,
pur che la fiamma sua paresse fore;
onde da l'ora che tra noi discese
nel limbo de lo 'nferno Giovenale,
che la tua affezion mi fe palese,
mia benvoglienza inverso te fu quale
piu strinse mai di non vista persona,
si ch'or mi parran corte queste scale.
Ma dimmi, e come amico mi perdona
se troppa sicurta m'allarga il freno,
e come amico omai meco ragiona:
come pote trovar dentro al tuo seno
loco avarizia, tra cotanto senno
di quanto per tua cura fosti pieno? >>.
Queste parole Stazio mover fenno
un poco a riso pria; poscia rispuose:
<<Ogne tuo dir d'amor m'e caro cenno.
Veramente piu volte appaion cose
che danno a dubitar falsa matera
per le vere ragion che son nascose.
La tua dimanda tuo creder m'avvera
esser ch'i' fossi avaro in l'altra vita,
forse per quella cerchia dov' io era.
Or sappi ch'avarizia fu partita
troppo da me, e questa dismisura
migliaia di lunari hanno punita.
E se non fosse ch'io drizzai mia cura,
quand' io intesi la dove tu chiame,
crucciato quasi a l'umana natura:
'Per che non reggi tu, o sacra fame
de l'oro, l'appetito de' mortali? ',
voltando sentirei le giostre grame.
Allor m'accorsi che troppo aprir l'ali
potean le mani a spendere, e pente'mi
cosi di quel come de li altri mali.
Quanti risurgeran coi crini scemi
per ignoranza, che di questa pecca
toglie 'l penter vivendo e ne li stremi!
E sappie che la colpa che rimbecca
per dritta opposizione alcun peccato,
con esso insieme qui suo verde secca;
pero, s'io son tra quella gente stato
che piange l'avarizia, per purgarmi,
per lo contrario suo m'e incontrato>>.
<<Or quando tu cantasti le crude armi
de la doppia trestizia di Giocasta>>,
disse 'l cantor de' buccolici carmi,
<<per quello che Clio teco li tasta,
non par che ti facesse ancor fedele
la fede, sanza qual ben far non basta.