E' poi ridisse: "Tuo cuor non sospetti;
finor t'assolvo, e tu m'insegna fare
si come Penestrino in terra getti.
finor t'assolvo, e tu m'insegna fare
si come Penestrino in terra getti.
Dante - La Divina Commedia
Ravenna sta come stata e molt' anni:
l'aguglia da Polenta la si cova,
si che Cervia ricuopre co' suoi vanni.
La terra che fe gia la lunga prova
e di Franceschi sanguinoso mucchio,
sotto le branche verdi si ritrova.
E 'l mastin vecchio e 'l nuovo da Verrucchio,
che fecer di Montagna il mal governo,
la dove soglion fan d'i denti succhio.
Le citta di Lamone e di Santerno
conduce il lioncel dal nido bianco,
che muta parte da la state al verno.
E quella cu' il Savio bagna il fianco,
cosi com' ella sie' tra 'l piano e 'l monte,
tra tirannia si vive e stato franco.
Ora chi se', ti priego che ne conte;
non esser duro piu ch'altri sia stato,
se 'l nome tuo nel mondo tegna fronte>>.
Poscia che 'l foco alquanto ebbe rugghiato
al modo suo, l'aguta punta mosse
di qua, di la, e poi die cotal fiato:
<<S'i' credesse che mia risposta fosse
a persona che mai tornasse al mondo,
questa fiamma staria sanza piu scosse;
ma pero che gia mai di questo fondo
non torno vivo alcun, s'i' odo il vero,
sanza tema d'infamia ti rispondo.
Io fui uom d'arme, e poi fui cordigliero,
credendomi, si cinto, fare ammenda;
e certo il creder mio venia intero,
se non fosse il gran prete, a cui mal prenda! ,
che mi rimise ne le prime colpe;
e come e quare, voglio che m'intenda.
Mentre ch'io forma fui d'ossa e di polpe
che la madre mi die, l'opere mie
non furon leonine, ma di volpe.
Li accorgimenti e le coperte vie
io seppi tutte, e si menai lor arte,
ch'al fine de la terra il suono uscie.
Quando mi vidi giunto in quella parte
di mia etade ove ciascun dovrebbe
calar le vele e raccoglier le sarte,
cio che pria mi piacea, allor m'increbbe,
e pentuto e confesso mi rendei;
ahi miser lasso! e giovato sarebbe.
Lo principe d'i novi Farisei,
avendo guerra presso a Laterano,
e non con Saracin ne con Giudei,
che ciascun suo nimico era cristiano,
e nessun era stato a vincer Acri
ne mercatante in terra di Soldano,
ne sommo officio ne ordini sacri
guardo in se, ne in me quel capestro
che solea fare i suoi cinti piu macri.
Ma come Costantin chiese Silvestro
d'entro Siratti a guerir de la lebbre,
cosi mi chiese questi per maestro
a guerir de la sua superba febbre;
domandommi consiglio, e io tacetti
perche le sue parole parver ebbre.
E' poi ridisse: "Tuo cuor non sospetti;
finor t'assolvo, e tu m'insegna fare
si come Penestrino in terra getti.
Lo ciel poss' io serrare e diserrare,
come tu sai; pero son due le chiavi
che 'l mio antecessor non ebbe care".
Allor mi pinser li argomenti gravi
la 've 'l tacer mi fu avviso 'l peggio,
e dissi: "Padre, da che tu mi lavi
di quel peccato ov' io mo cader deggio,
lunga promessa con l'attender corto
ti fara triunfar ne l'alto seggio".
Francesco venne poi, com' io fu' morto,
per me; ma un d'i neri cherubini
li disse: "Non portar: non mi far torto.
Venir se ne dee giu tra ' miei meschini
perche diede 'l consiglio frodolente,
dal quale in qua stato li sono a' crini;
ch'assolver non si puo chi non si pente,
ne pentere e volere insieme puossi
per la contradizion che nol consente".
Oh me dolente! come mi riscossi
quando mi prese dicendomi: "Forse
tu non pensavi ch'io loico fossi! ".
A Minos mi porto; e quelli attorse
otto volte la coda al dosso duro;
e poi che per gran rabbia la si morse,
disse: "Questi e d'i rei del foco furo";
per ch'io la dove vedi son perduto,
e si vestito, andando, mi rancuro>>.
Quand' elli ebbe 'l suo dir cosi compiuto,
la fiamma dolorando si partio,
torcendo e dibattendo 'l corno aguto.
Noi passamm' oltre, e io e 'l duca mio,
su per lo scoglio infino in su l'altr' arco
che cuopre 'l fosso in che si paga il fio
a quei che scommettendo acquistan carco.
Inferno ? Canto XXVIII
Chi poria mai pur con parole sciolte
dicer del sangue e de le piaghe a pieno
ch'i' ora vidi, per narrar piu volte?
Ogne lingua per certo verria meno
per lo nostro sermone e per la mente
c'hanno a tanto comprender poco seno.
S'el s'aunasse ancor tutta la gente
che gia, in su la fortunata terra
di Puglia, fu del suo sangue dolente
per li Troiani e per la lunga guerra
che de l'anella fe si alte spoglie,
come Livio scrive, che non erra,
con quella che sentio di colpi doglie
per contastare a Ruberto Guiscardo;
e l'altra il cui ossame ancor s'accoglie
a Ceperan, la dove fu bugiardo
ciascun Pugliese, e la da Tagliacozzo,
dove sanz' arme vinse il vecchio Alardo;
e qual forato suo membro e qual mozzo
mostrasse, d'aequar sarebbe nulla
il modo de la nona bolgia sozzo.
Gia veggia, per mezzul perdere o lulla,
com' io vidi un, cosi non si pertugia,
rotto dal mento infin dove si trulla.