' voci
cantaron si, che nol diria sermone.
cantaron si, che nol diria sermone.
Dante - La Divina Commedia
Qual di pennel fu maestro o di stile
che ritraesse l'ombre e ' tratti ch'ivi
mirar farieno uno ingegno sottile?
Morti li morti e i vivi parean vivi:
non vide mei di me chi vide il vero,
quant' io calcai, fin che chinato givi.
Or superbite, e via col viso altero,
figliuoli d'Eva, e non chinate il volto
si che veggiate il vostro mal sentero!
Piu era gia per noi del monte volto
e del cammin del sole assai piu speso
che non stimava l'animo non sciolto,
quando colui che sempre innanzi atteso
andava, comincio: <<Drizza la testa;
non e piu tempo di gir si sospeso.
Vedi cola un angel che s'appresta
per venir verso noi; vedi che torna
dal servigio del di l'ancella sesta.
Di reverenza il viso e li atti addorna,
si che i diletti lo 'nviarci in suso;
pensa che questo di mai non raggiorna! >>.
Io era ben del suo ammonir uso
pur di non perder tempo, si che 'n quella
materia non potea parlarmi chiuso.
A noi venia la creatura bella,
biancovestito e ne la faccia quale
par tremolando mattutina stella.
Le braccia aperse, e indi aperse l'ale;
disse: <<Venite: qui son presso i gradi,
e agevolemente omai si sale.
A questo invito vegnon molto radi:
o gente umana, per volar su nata,
perche a poco vento cosi cadi? >>.
Menocci ove la roccia era tagliata;
quivi mi batte l'ali per la fronte;
poi mi promise sicura l'andata.
Come a man destra, per salire al monte
dove siede la chiesa che soggioga
la ben guidata sopra Rubaconte,
si rompe del montar l'ardita foga
per le scalee che si fero ad etade
ch'era sicuro il quaderno e la doga;
cosi s'allenta la ripa che cade
quivi ben ratta da l'altro girone;
ma quinci e quindi l'alta pietra rade.
Noi volgendo ivi le nostre persone,
'Beati pauperes spiritu!
' voci
cantaron si, che nol diria sermone.
Ahi quanto son diverse quelle foci
da l'infernali! che quivi per canti
s'entra, e la giu per lamenti feroci.
Gia montavam su per li scaglion santi,
ed esser mi parea troppo piu lieve
che per lo pian non mi parea davanti.
Ond' io: <<Maestro, di, qual cosa greve
levata s'e da me, che nulla quasi
per me fatica, andando, si riceve? >>.
Rispuose: <<Quando i P che son rimasi
ancor nel volto tuo presso che stinti,
saranno, com' e l'un, del tutto rasi,
fier li tuoi pie dal buon voler si vinti,
che non pur non fatica sentiranno,
ma fia diletto loro esser su pinti>>.
Allor fec' io come color che vanno
con cosa in capo non da lor saputa,
se non che ' cenni altrui sospecciar fanno;
per che la mano ad accertar s'aiuta,
e cerca e truova e quello officio adempie
che non si puo fornir per la veduta;
e con le dita de la destra scempie
trovai pur sei le lettere che 'ncise
quel da le chiavi a me sovra le tempie:
a che guardando, il mio duca sorrise.
Purgatorio ? Canto XIII
Noi eravamo al sommo de la scala,
dove secondamente si risega
lo monte che salendo altrui dismala.
Ivi cosi una cornice lega
dintorno il poggio, come la primaia;
se non che l'arco suo piu tosto piega.
Ombra non li e ne segno che si paia:
parsi la ripa e parsi la via schietta
col livido color de la petraia.
<<Se qui per dimandar gente s'aspetta>>,
ragionava il poeta, <<io temo forse
che troppo avra d'indugio nostra eletta>>.
Poi fisamente al sole li occhi porse;
fece del destro lato a muover centro,
e la sinistra parte di se torse.
<<O dolce lume a cui fidanza i' entro
per lo novo cammin, tu ne conduci>>,
dicea, <<come condur si vuol quinc' entro.
Tu scaldi il mondo, tu sovr' esso luci;
s'altra ragione in contrario non ponta,
esser dien sempre li tuoi raggi duci>>.