Sovr' essa vedestu la scritta morta:
e gia di qua da lei discende l'erta,
passando per li cerchi sanza scorta,
tal che per lui ne fia la terra aperta>>.
e gia di qua da lei discende l'erta,
passando per li cerchi sanza scorta,
tal che per lui ne fia la terra aperta>>.
Dante - La Divina Commedia
>>.
E 'l savio mio maestro fece segno
di voler lor parlar segretamente.
Allor chiusero un poco il gran disdegno
e disser: <<Vien tu solo, e quei sen vada
che si ardito intro per questo regno.
Sol si ritorni per la folle strada:
pruovi, se sa; che tu qui rimarrai,
che li ha' iscorta si buia contrada>>.
Pensa, lettor, se io mi sconfortai
nel suon de le parole maladette,
che non credetti ritornarci mai.
<<O caro duca mio, che piu di sette
volte m'hai sicurta renduta e tratto
d'alto periglio che 'ncontra mi stette,
non mi lasciar>>, diss' io, <<cosi disfatto;
e se 'l passar piu oltre ci e negato,
ritroviam l'orme nostre insieme ratto>>.
E quel segnor che li m'avea menato,
mi disse: <<Non temer; che 'l nostro passo
non ci puo torre alcun: da tal n'e dato.
Ma qui m'attendi, e lo spirito lasso
conforta e ciba di speranza buona,
ch'i' non ti lascero nel mondo basso>>.
Cosi sen va, e quivi m'abbandona
lo dolce padre, e io rimagno in forse,
che si e no nel capo mi tenciona.
Udir non potti quello ch'a lor porse;
ma ei non stette la con essi guari,
che ciascun dentro a pruova si ricorse.
Chiuser le porte que' nostri avversari
nel petto al mio segnor, che fuor rimase
e rivolsesi a me con passi rari.
Li occhi a la terra e le ciglia avea rase
d'ogne baldanza, e dicea ne' sospiri:
<<Chi m'ha negate le dolenti case! >>.
E a me disse: <<Tu, perch' io m'adiri,
non sbigottir, ch'io vincero la prova,
qual ch'a la difension dentro s'aggiri.
Questa lor tracotanza non e nova;
che gia l'usaro a men segreta porta,
la qual sanza serrame ancor si trova.
Sovr' essa vedestu la scritta morta:
e gia di qua da lei discende l'erta,
passando per li cerchi sanza scorta,
tal che per lui ne fia la terra aperta>>.
Inferno ? Canto IX
Quel color che vilta di fuor mi pinse
veggendo il duca mio tornare in volta,
piu tosto dentro il suo novo ristrinse.
Attento si fermo com' uom ch'ascolta;
che l'occhio nol potea menare a lunga
per l'aere nero e per la nebbia folta.
<<Pur a noi converra vincer la punga>>,
comincio el, <<se non . . . Tal ne s'offerse.
Oh quanto tarda a me ch'altri qui giunga! >>.
I' vidi ben si com' ei ricoperse
lo cominciar con l'altro che poi venne,
che fur parole a le prime diverse;
ma nondimen paura il suo dir dienne,
perch' io traeva la parola tronca
forse a peggior sentenzia che non tenne.
<<In questo fondo de la trista conca
discende mai alcun del primo grado,
che sol per pena ha la speranza cionca? >>.
Questa question fec' io; e quei <<Di rado
incontra>>, mi rispuose, <<che di noi
faccia il cammino alcun per qual io vado.
Ver e ch'altra fiata qua giu fui,
congiurato da quella Eriton cruda
che richiamava l'ombre a' corpi sui.
Di poco era di me la carne nuda,
ch'ella mi fece intrar dentr' a quel muro,
per trarne un spirto del cerchio di Giuda.
E 'l savio mio maestro fece segno
di voler lor parlar segretamente.
Allor chiusero un poco il gran disdegno
e disser: <<Vien tu solo, e quei sen vada
che si ardito intro per questo regno.
Sol si ritorni per la folle strada:
pruovi, se sa; che tu qui rimarrai,
che li ha' iscorta si buia contrada>>.
Pensa, lettor, se io mi sconfortai
nel suon de le parole maladette,
che non credetti ritornarci mai.
<<O caro duca mio, che piu di sette
volte m'hai sicurta renduta e tratto
d'alto periglio che 'ncontra mi stette,
non mi lasciar>>, diss' io, <<cosi disfatto;
e se 'l passar piu oltre ci e negato,
ritroviam l'orme nostre insieme ratto>>.
E quel segnor che li m'avea menato,
mi disse: <<Non temer; che 'l nostro passo
non ci puo torre alcun: da tal n'e dato.
Ma qui m'attendi, e lo spirito lasso
conforta e ciba di speranza buona,
ch'i' non ti lascero nel mondo basso>>.
Cosi sen va, e quivi m'abbandona
lo dolce padre, e io rimagno in forse,
che si e no nel capo mi tenciona.
Udir non potti quello ch'a lor porse;
ma ei non stette la con essi guari,
che ciascun dentro a pruova si ricorse.
Chiuser le porte que' nostri avversari
nel petto al mio segnor, che fuor rimase
e rivolsesi a me con passi rari.
Li occhi a la terra e le ciglia avea rase
d'ogne baldanza, e dicea ne' sospiri:
<<Chi m'ha negate le dolenti case! >>.
E a me disse: <<Tu, perch' io m'adiri,
non sbigottir, ch'io vincero la prova,
qual ch'a la difension dentro s'aggiri.
Questa lor tracotanza non e nova;
che gia l'usaro a men segreta porta,
la qual sanza serrame ancor si trova.
Sovr' essa vedestu la scritta morta:
e gia di qua da lei discende l'erta,
passando per li cerchi sanza scorta,
tal che per lui ne fia la terra aperta>>.
Inferno ? Canto IX
Quel color che vilta di fuor mi pinse
veggendo il duca mio tornare in volta,
piu tosto dentro il suo novo ristrinse.
Attento si fermo com' uom ch'ascolta;
che l'occhio nol potea menare a lunga
per l'aere nero e per la nebbia folta.
<<Pur a noi converra vincer la punga>>,
comincio el, <<se non . . . Tal ne s'offerse.
Oh quanto tarda a me ch'altri qui giunga! >>.
I' vidi ben si com' ei ricoperse
lo cominciar con l'altro che poi venne,
che fur parole a le prime diverse;
ma nondimen paura il suo dir dienne,
perch' io traeva la parola tronca
forse a peggior sentenzia che non tenne.
<<In questo fondo de la trista conca
discende mai alcun del primo grado,
che sol per pena ha la speranza cionca? >>.
Questa question fec' io; e quei <<Di rado
incontra>>, mi rispuose, <<che di noi
faccia il cammino alcun per qual io vado.
Ver e ch'altra fiata qua giu fui,
congiurato da quella Eriton cruda
che richiamava l'ombre a' corpi sui.
Di poco era di me la carne nuda,
ch'ella mi fece intrar dentr' a quel muro,
per trarne un spirto del cerchio di Giuda.