Come 'l bue cicilian che mugghio prima
col pianto di colui, e cio fu dritto,
che l'avea temperato con sua lima,
mugghiava con la voce de l'afflitto,
si che, con tutto che fosse di rame,
pur el pareva dal dolor trafitto;
cosi, per non aver via ne forame
dal principio nel foco, in suo linguaggio
si convertian le parole grame.
col pianto di colui, e cio fu dritto,
che l'avea temperato con sua lima,
mugghiava con la voce de l'afflitto,
si che, con tutto che fosse di rame,
pur el pareva dal dolor trafitto;
cosi, per non aver via ne forame
dal principio nel foco, in suo linguaggio
si convertian le parole grame.
Dante - La Divina Commedia
Ed elli a me: <<La tua preghiera e degna
di molta loda, e io pero l'accetto;
ma fa che la tua lingua si sostegna.
Lascia parlare a me, ch'i' ho concetto
cio che tu vuoi; ch'ei sarebbero schivi,
perch' e' fuor greci, forse del tuo detto>>.
Poi che la fiamma fu venuta quivi
dove parve al mio duca tempo e loco,
in questa forma lui parlare audivi:
<<O voi che siete due dentro ad un foco,
s'io meritai di voi mentre ch'io vissi,
s'io meritai di voi assai o poco
quando nel mondo li alti versi scrissi,
non vi movete; ma l'un di voi dica
dove, per lui, perduto a morir gissi>>.
Lo maggior corno de la fiamma antica
comincio a crollarsi mormorando,
pur come quella cui vento affatica;
indi la cima qua e la menando,
come fosse la lingua che parlasse,
gitto voce di fuori e disse: <<Quando
mi diparti' da Circe, che sottrasse
me piu d'un anno la presso a Gaeta,
prima che si Enea la nomasse,
ne dolcezza di figlio, ne la pieta
del vecchio padre, ne 'l debito amore
lo qual dovea Penelope far lieta,
vincer potero dentro a me l'ardore
ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto
e de li vizi umani e del valore;
ma misi me per l'alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
picciola da la qual non fui diserto.
L'un lito e l'altro vidi infin la Spagna,
fin nel Morrocco, e l'isola d'i Sardi,
e l'altre che quel mare intorno bagna.
Io e ' compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
dov' Ercule segno li suoi riguardi
accio che l'uom piu oltre non si metta;
da la man destra mi lasciai Sibilia,
da l'altra gia m'avea lasciata Setta.
"O frati", dissi "che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d'i nostri sensi ch'e del rimanente
non vogliate negar l'esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza".
Li miei compagni fec' io si aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia li avrei ritenuti;
e volta nostra poppa nel mattino,
de' remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.
Tutte le stelle gia de l'altro polo
vedea la notte, e 'l nostro tanto basso,
che non surgea fuor del marin suolo.
Cinque volte racceso e tante casso
lo lume era di sotto da la luna,
poi che 'ntrati eravam ne l'alto passo,
quando n'apparve una montagna, bruna
per la distanza, e parvemi alta tanto
quanto veduta non avea alcuna.
Noi ci allegrammo, e tosto torno in pianto;
che de la nova terra un turbo nacque
e percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fe girar con tutte l'acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giu, com' altrui piacque,
infin che 'l mar fu sovra noi richiuso>>.
Inferno ? Canto XXVII
Gia era dritta in su la fiamma e queta
per non dir piu, e gia da noi sen gia
con la licenza del dolce poeta,
quand' un'altra, che dietro a lei venia,
ne fece volger li occhi a la sua cima
per un confuso suon che fuor n'uscia.
Come 'l bue cicilian che mugghio prima
col pianto di colui, e cio fu dritto,
che l'avea temperato con sua lima,
mugghiava con la voce de l'afflitto,
si che, con tutto che fosse di rame,
pur el pareva dal dolor trafitto;
cosi, per non aver via ne forame
dal principio nel foco, in suo linguaggio
si convertian le parole grame.
Ma poscia ch'ebber colto lor viaggio
su per la punta, dandole quel guizzo
che dato avea la lingua in lor passaggio,
udimmo dire: <<O tu a cu' io drizzo
la voce e che parlavi mo lombardo,
dicendo "Istra ten va, piu non t'adizzo",
perch' io sia giunto forse alquanto tardo,
non t'incresca restare a parlar meco;
vedi che non incresce a me, e ardo!
Se tu pur mo in questo mondo cieco
caduto se' di quella dolce terra
latina ond' io mia colpa tutta reco,
dimmi se Romagnuoli han pace o guerra;
ch'io fui d'i monti la intra Orbino
e 'l giogo di che Tever si diserra>>.
Io era in giuso ancora attento e chino,
quando il mio duca mi tento di costa,
dicendo: <<Parla tu; questi e latino>>.
E io, ch'avea gia pronta la risposta,
sanza indugio a parlare incominciai:
<<O anima che se' la giu nascosta,
Romagna tua non e, e non fu mai,
sanza guerra ne' cuor de' suoi tiranni;
ma 'n palese nessuna or vi lasciai.
Ravenna sta come stata e molt' anni:
l'aguglia da Polenta la si cova,
si che Cervia ricuopre co' suoi vanni.
La terra che fe gia la lunga prova
e di Franceschi sanguinoso mucchio,
sotto le branche verdi si ritrova.
E 'l mastin vecchio e 'l nuovo da Verrucchio,
che fecer di Montagna il mal governo,
la dove soglion fan d'i denti succhio.
Le citta di Lamone e di Santerno
conduce il lioncel dal nido bianco,
che muta parte da la state al verno.
E quella cu' il Savio bagna il fianco,
cosi com' ella sie' tra 'l piano e 'l monte,
tra tirannia si vive e stato franco.
Ora chi se', ti priego che ne conte;
non esser duro piu ch'altri sia stato,
se 'l nome tuo nel mondo tegna fronte>>.
Poscia che 'l foco alquanto ebbe rugghiato
al modo suo, l'aguta punta mosse
di qua, di la, e poi die cotal fiato:
<<S'i' credesse che mia risposta fosse
a persona che mai tornasse al mondo,
questa fiamma staria sanza piu scosse;
ma pero che gia mai di questo fondo
non torno vivo alcun, s'i' odo il vero,
sanza tema d'infamia ti rispondo.
Io fui uom d'arme, e poi fui cordigliero,
credendomi, si cinto, fare ammenda;
e certo il creder mio venia intero,
se non fosse il gran prete, a cui mal prenda! ,
che mi rimise ne le prime colpe;
e come e quare, voglio che m'intenda.
Mentre ch'io forma fui d'ossa e di polpe
che la madre mi die, l'opere mie
non furon leonine, ma di volpe.
Li accorgimenti e le coperte vie
io seppi tutte, e si menai lor arte,
ch'al fine de la terra il suono uscie.