Quest' inno si
gorgoglian
ne la strozza,
che dir nol posson con parola integra>>.
che dir nol posson con parola integra>>.
Dante - La Divina Commedia
E quelli a me: <<Oh creature sciocche,
quanta ignoranza e quella che v'offende!
Or vo' che tu mia sentenza ne 'mbocche.
Colui lo cui saver tutto trascende,
fece li cieli e die lor chi conduce
si, ch'ogne parte ad ogne parte splende,
distribuendo igualmente la luce.
Similemente a li splendor mondani
ordino general ministra e duce
che permutasse a tempo li ben vani
di gente in gente e d'uno in altro sangue,
oltre la difension d'i senni umani;
per ch'una gente impera e l'altra langue,
seguendo lo giudicio di costei,
che e occulto come in erba l'angue.
Vostro saver non ha contasto a lei:
questa provede, giudica, e persegue
suo regno come il loro li altri dei.
Le sue permutazion non hanno triegue:
necessita la fa esser veloce;
si spesso vien chi vicenda consegue.
Quest' e colei ch'e tanto posta in croce
pur da color che le dovrien dar lode,
dandole biasmo a torto e mala voce;
ma ella s'e beata e cio non ode:
con l'altre prime creature lieta
volve sua spera e beata si gode.
Or discendiamo omai a maggior pieta;
gia ogne stella cade che saliva
quand' io mi mossi, e 'l troppo star si vieta>>.
Noi ricidemmo il cerchio a l'altra riva
sovr' una fonte che bolle e riversa
per un fossato che da lei deriva.
L'acqua era buia assai piu che persa;
e noi, in compagnia de l'onde bige,
intrammo giu per una via diversa.
In la palude va c'ha nome Stige
questo tristo ruscel, quand' e disceso
al pie de le maligne piagge grige.
E io, che di mirare stava inteso,
vidi genti fangose in quel pantano,
ignude tutte, con sembiante offeso.
Queste si percotean non pur con mano,
ma con la testa e col petto e coi piedi,
troncandosi co' denti a brano a brano.
Lo buon maestro disse: <<Figlio, or vedi
l'anime di color cui vinse l'ira;
e anche vo' che tu per certo credi
che sotto l'acqua e gente che sospira,
e fanno pullular quest' acqua al summo,
come l'occhio ti dice, u' che s'aggira.
Fitti nel limo dicon: "Tristi fummo
ne l'aere dolce che dal sol s'allegra,
portando dentro accidioso fummo:
or ci attristiam ne la belletta negra".
Quest' inno si gorgoglian ne la strozza,
che dir nol posson con parola integra>>.
Cosi girammo de la lorda pozza
grand' arco tra la ripa secca e 'l mezzo,
con li occhi volti a chi del fango ingozza.
Venimmo al pie d'una torre al da sezzo.
Inferno ? Canto VIII
Io dico, seguitando, ch'assai prima
che noi fossimo al pie de l'alta torre,
li occhi nostri n'andar suso a la cima
per due fiammette che i vedemmo porre,
e un'altra da lungi render cenno,
tanto ch'a pena il potea l'occhio torre.
E io mi volsi al mar di tutto 'l senno;
dissi: <<Questo che dice? e che risponde
quell' altro foco? e chi son quei che 'l fenno? >>.
Ed elli a me: <<Su per le sucide onde
gia scorgere puoi quello che s'aspetta,
se 'l fummo del pantan nol ti nasconde>>.
Corda non pinse mai da se saetta
che si corresse via per l'aere snella,
com' io vidi una nave piccioletta
venir per l'acqua verso noi in quella,
sotto 'l governo d'un sol galeoto,
che gridava: <<Or se' giunta, anima fella! >>.
<<Flegias, Flegias, tu gridi a voto>>,
disse lo mio segnore, <<a questa volta:
piu non ci avrai che sol passando il loto>>.
Qual e colui che grande inganno ascolta
che li sia fatto, e poi se ne rammarca,
fecesi Flegias ne l'ira accolta.
Lo duca mio discese ne la barca,
e poi mi fece intrare appresso lui;
e sol quand' io fui dentro parve carca.
Tosto che 'l duca e io nel legno fui,
segando se ne va l'antica prora
de l'acqua piu che non suol con altrui.