Quinci comprender puoi ch'esser convene
amor sementa in voi d'ogne virtute
e d'ogne operazion che merta pene.
amor sementa in voi d'ogne virtute
e d'ogne operazion che merta pene.
Dante - La Divina Commedia
Si fa con noi, come l'uom si fa sego;
che quale aspetta prego e l'uopo vede,
malignamente gia si mette al nego.
Or accordiamo a tanto invito il piede;
procacciam di salir pria che s'abbui,
che poi non si poria, se 'l di non riede>>.
Cosi disse il mio duca, e io con lui
volgemmo i nostri passi ad una scala;
e tosto ch'io al primo grado fui,
senti'mi presso quasi un muover d'ala
e ventarmi nel viso e dir: 'Beati
pacifici, che son sanz' ira mala! '.
Gia eran sovra noi tanto levati
li ultimi raggi che la notte segue,
che le stelle apparivan da piu lati.
'O virtu mia, perche si ti dilegue? ',
fra me stesso dicea, che mi sentiva
la possa de le gambe posta in triegue.
Noi eravam dove piu non saliva
la scala su, ed eravamo affissi,
pur come nave ch'a la piaggia arriva.
E io attesi un poco, s'io udissi
alcuna cosa nel novo girone;
poi mi volsi al maestro mio, e dissi:
<<Dolce mio padre, di, quale offensione
si purga qui nel giro dove semo?
Se i pie si stanno, non stea tuo sermone>>.
Ed elli a me: <<L'amor del bene, scemo
del suo dover, quiritta si ristora;
qui si ribatte il mal tardato remo.
Ma perche piu aperto intendi ancora,
volgi la mente a me, e prenderai
alcun buon frutto di nostra dimora>>.
<<Ne creator ne creatura mai>>,
comincio el, <<figliuol, fu sanza amore,
o naturale o d'animo; e tu 'l sai.
Lo naturale e sempre sanza errore,
ma l'altro puote errar per malo obietto
o per troppo o per poco di vigore.
Mentre ch'elli e nel primo ben diretto,
e ne' secondi se stesso misura,
esser non puo cagion di mal diletto;
ma quando al mal si torce, o con piu cura
o con men che non dee corre nel bene,
contra 'l fattore adovra sua fattura.
Quinci comprender puoi ch'esser convene
amor sementa in voi d'ogne virtute
e d'ogne operazion che merta pene.
Or, perche mai non puo da la salute
amor del suo subietto volger viso,
da l'odio proprio son le cose tute;
e perche intender non si puo diviso,
e per se stante, alcuno esser dal primo,
da quello odiare ogne effetto e deciso.
Resta, se dividendo bene stimo,
che 'l mal che s'ama e del prossimo; ed esso
amor nasce in tre modi in vostro limo.
E chi, per esser suo vicin soppresso,
spera eccellenza, e sol per questo brama
ch'el sia di sua grandezza in basso messo;
e chi podere, grazia, onore e fama
teme di perder perch' altri sormonti,
onde s'attrista si che 'l contrario ama;
ed e chi per ingiuria par ch'aonti,
si che si fa de la vendetta ghiotto,
e tal convien che 'l male altrui impronti.
Questo triforme amor qua giu di sotto
si piange: or vo' che tu de l'altro intende,
che corre al ben con ordine corrotto.
Ciascun confusamente un bene apprende
nel qual si queti l'animo, e disira;
per che di giugner lui ciascun contende.
Se lento amore a lui veder vi tira
o a lui acquistar, questa cornice,
dopo giusto penter, ve ne martira.
Altro ben e che non fa l'uom felice;
non e felicita, non e la buona
essenza, d'ogne ben frutto e radice.
L'amor ch'ad esso troppo s'abbandona,
di sovr' a noi si piange per tre cerchi;
ma come tripartito si ragiona,
tacciolo, accio che tu per te ne cerchi>>.
Purgatorio ? Canto XVIII
Posto avea fine al suo ragionamento
l'alto dottore, e attento guardava
ne la mia vista s'io parea contento;
e io, cui nova sete ancor frugava,
di fuor tacea, e dentro dicea: 'Forse
lo troppo dimandar ch'io fo li grava'.
Ma quel padre verace, che s'accorse
del timido voler che non s'apriva,
parlando, di parlare ardir mi porse.
Ond' io: <<Maestro, il mio veder s'avviva
si nel tuo lume, ch'io discerno chiaro
quanto la tua ragion parta o descriva.
Pero ti prego, dolce padre caro,
che mi dimostri amore, a cui reduci
ogne buono operare e 'l suo contraro>>.
<<Drizza>>, disse, <<ver' me l'agute luci
de lo 'ntelletto, e fieti manifesto
l'error de' ciechi che si fanno duci.
L'animo, ch'e creato ad amar presto,
ad ogne cosa e mobile che piace,
tosto che dal piacere in atto e desto.