Credi per certo che se dentro a l'alvo
di questa fiamma stessi ben mille anni,
non ti potrebbe far d'un capel calvo.
di questa fiamma stessi ben mille anni,
non ti potrebbe far d'un capel calvo.
Dante - La Divina Commedia
Io mi fei al mostrato innanzi un poco,
e dissi ch'al suo nome il mio disire
apparecchiava grazioso loco.
El comincio liberamente a dire:
<<Tan m'abellis vostre cortes deman,
qu'ieu no me puesc ni voill a vos cobrire.
Ieu sui Arnaut, que plor e vau cantan;
consiros vei la passada folor,
e vei jausen lo joi qu'esper, denan.
Ara vos prec, per aquella valor
que vos guida al som de l'escalina,
sovenha vos a temps de ma dolor! >>.
Poi s'ascose nel foco che li affina.
Purgatorio ? Canto XXVII
Si come quando i primi raggi vibra
la dove il suo fattor lo sangue sparse,
cadendo Ibero sotto l'alta Libra,
e l'onde in Gange da nona riarse,
si stava il sole; onde 'l giorno sen giva,
come l'angel di Dio lieto ci apparse.
Fuor de la fiamma stava in su la riva,
e cantava 'Beati mundo corde! '
in voce assai piu che la nostra viva.
Poscia <<Piu non si va, se pria non morde,
anime sante, il foco: intrate in esso,
e al cantar di la non siate sorde>>,
ci disse come noi li fummo presso;
per ch'io divenni tal, quando lo 'ntesi,
qual e colui che ne la fossa e messo.
In su le man commesse mi protesi,
guardando il foco e imaginando forte
umani corpi gia veduti accesi.
Volsersi verso me le buone scorte;
e Virgilio mi disse: <<Figliuol mio,
qui puo esser tormento, ma non morte.
Ricorditi, ricorditi! E se io
sovresso Gerion ti guidai salvo,
che faro ora presso piu a Dio?
Credi per certo che se dentro a l'alvo
di questa fiamma stessi ben mille anni,
non ti potrebbe far d'un capel calvo.
E se tu forse credi ch'io t'inganni,
fatti ver' lei, e fatti far credenza
con le tue mani al lembo d'i tuoi panni.
Pon giu omai, pon giu ogne temenza;
volgiti in qua e vieni: entra sicuro! >>.
E io pur fermo e contra coscienza.
Quando mi vide star pur fermo e duro,
turbato un poco disse: <<Or vedi, figlio:
tra Beatrice e te e questo muro>>.
Come al nome di Tisbe aperse il ciglio
Piramo in su la morte, e riguardolla,
allor che 'l gelso divento vermiglio;
cosi, la mia durezza fatta solla,
mi volsi al savio duca, udendo il nome
che ne la mente sempre mi rampolla.
Ond' ei crollo la fronte e disse: <<Come!
volenci star di qua? >>; indi sorrise
come al fanciul si fa ch'e vinto al pome.
Poi dentro al foco innanzi mi si mise,
pregando Stazio che venisse retro,
che pria per lunga strada ci divise.
Si com' fui dentro, in un bogliente vetro
gittato mi sarei per rinfrescarmi,
tant' era ivi lo 'ncendio sanza metro.
Lo dolce padre mio, per confortarmi,
pur di Beatrice ragionando andava,
dicendo: <<Li occhi suoi gia veder parmi>>.
Guidavaci una voce che cantava
di la; e noi, attenti pur a lei,
venimmo fuor la ove si montava.
'Venite, benedicti Patris mei',
sono dentro a un lume che li era,
tal che mi vinse e guardar nol potei.
<<Lo sol sen va>>, soggiunse, <<e vien la sera;
non v'arrestate, ma studiate il passo,
mentre che l'occidente non si annera>>.