Molti
sarebber
lieti, che son tristi,
se Dio t'avesse conceduto ad Ema
la prima volta ch'a citta venisti.
se Dio t'avesse conceduto ad Ema
la prima volta ch'a citta venisti.
Dante - La Divina Commedia
E come 'l volger del ciel de la luna
cuopre e discuopre i liti sanza posa,
cosi fa di Fiorenza la Fortuna:
per che non dee parer mirabil cosa
cio ch'io diro de li alti Fiorentini
onde e la fama nel tempo nascosa.
Io vidi li Ughi e vidi i Catellini,
Filippi, Greci, Ormanni e Alberichi,
gia nel calare, illustri cittadini;
e vidi cosi grandi come antichi,
con quel de la Sannella, quel de l'Arca,
e Soldanieri e Ardinghi e Bostichi.
Sovra la porta ch'al presente e carca
di nova fellonia di tanto peso
che tosto fia iattura de la barca,
erano i Ravignani, ond' e disceso
il conte Guido e qualunque del nome
de l'alto Bellincione ha poscia preso.
Quel de la Pressa sapeva gia come
regger si vuole, e avea Galigaio
dorata in casa sua gia l'elsa e 'l pome.
Grand' era gia la colonna del Vaio,
Sacchetti, Giuochi, Fifanti e Barucci
e Galli e quei ch'arrossan per lo staio.
Lo ceppo di che nacquero i Calfucci
era gia grande, e gia eran tratti
a le curule Sizii e Arrigucci.
Oh quali io vidi quei che son disfatti
per lor superbia! e le palle de l'oro
fiorian Fiorenza in tutt' i suoi gran fatti.
Cosi facieno i padri di coloro
che, sempre che la vostra chiesa vaca,
si fanno grassi stando a consistoro.
L'oltracotata schiatta che s'indraca
dietro a chi fugge, e a chi mostra 'l dente
o ver la borsa, com' agnel si placa,
gia venia su, ma di picciola gente;
si che non piacque ad Ubertin Donato
che poi il suocero il fe lor parente.
Gia era 'l Caponsacco nel mercato
disceso giu da Fiesole, e gia era
buon cittadino Giuda e Infangato.
Io diro cosa incredibile e vera:
nel picciol cerchio s'entrava per porta
che si nomava da quei de la Pera.
Ciascun che de la bella insegna porta
del gran barone il cui nome e 'l cui pregio
la festa di Tommaso riconforta,
da esso ebbe milizia e privilegio;
avvegna che con popol si rauni
oggi colui che la fascia col fregio.
Gia eran Gualterotti e Importuni;
e ancor saria Borgo piu quieto,
se di novi vicin fosser digiuni.
La casa di che nacque il vostro fleto,
per lo giusto disdegno che v'ha morti
e puose fine al vostro viver lieto,
era onorata, essa e suoi consorti:
o Buondelmonte, quanto mal fuggisti
le nozze sue per li altrui conforti!
Molti sarebber lieti, che son tristi,
se Dio t'avesse conceduto ad Ema
la prima volta ch'a citta venisti.
Ma conveniesi a quella pietra scema
che guarda 'l ponte, che Fiorenza fesse
vittima ne la sua pace postrema.
Con queste genti, e con altre con esse,
vid' io Fiorenza in si fatto riposo,
che non avea cagione onde piangesse.
Con queste genti vid'io glorioso
e giusto il popol suo, tanto che 'l giglio
non era ad asta mai posto a ritroso,
ne per division fatto vermiglio>>.
Paradiso ? Canto XVII
Qual venne a Climene, per accertarsi
di cio ch'avea incontro a se udito,
quei ch'ancor fa li padri ai figli scarsi;
tal era io, e tal era sentito
e da Beatrice e da la santa lampa
che pria per me avea mutato sito.
Per che mia donna <<Manda fuor la vampa
del tuo disio>>, mi disse, <<si ch'ella esca
segnata bene de la interna stampa:
non perche nostra conoscenza cresca
per tuo parlare, ma perche t'ausi
a dir la sete, si che l'uom ti mesca>>.
<<O cara piota mia che si t'insusi,
che, come veggion le terrene menti
non capere in triangol due ottusi,
cosi vedi le cose contingenti
anzi che sieno in se, mirando il punto
a cui tutti li tempi son presenti;
mentre ch'io era a Virgilio congiunto
su per lo monte che l'anime cura
e discendendo nel mondo defunto,
dette mi fuor di mia vita futura
parole gravi, avvegna ch'io mi senta
ben tetragono ai colpi di ventura;
per che la voglia mia saria contenta
d'intender qual fortuna mi s'appressa:
che saetta previsa vien piu lenta>>.
Cosi diss' io a quella luce stessa
che pria m'avea parlato; e come volle
Beatrice, fu la mia voglia confessa.
Ne per ambage, in che la gente folle
gia s'inviscava pria che fosse anciso
l'Agnel di Dio che le peccata tolle,
ma per chiare parole e con preciso
latin rispuose quello amor paterno,
chiuso e parvente del suo proprio riso:
<<La contingenza, che fuor del quaderno
de la vostra matera non si stende,
tutta e dipinta nel cospetto etterno;
necessita pero quindi non prende
se non come dal viso in che si specchia
nave che per torrente giu discende.
Da indi, si come viene ad orecchia
dolce armonia da organo, mi viene
a vista il tempo che ti s'apparecchia.
Qual si partio Ipolito d'Atene
per la spietata e perfida noverca,
tal di Fiorenza partir ti convene.
Questo si vuole e questo gia si cerca,
e tosto verra fatto a chi cio pensa
la dove Cristo tutto di si merca.
La colpa seguira la parte offensa
in grido, come suol; ma la vendetta
fia testimonio al ver che la dispensa.
Tu lascerai ogne cosa diletta
piu caramente; e questo e quello strale
che l'arco de lo essilio pria saetta.
Tu proverai si come sa di sale
lo pane altrui, e come e duro calle
lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.