Ieronimo vi scrisse lungo tratto
di secoli de li angeli creati
anzi che l'altro mondo fosse fatto;
ma questo vero e scritto in molti lati
da li scrittor de lo Spirito Santo,
e tu te n'avvedrai se bene agguati;
e anche la ragione il vede alquanto,
che non concederebbe che ' motori
sanza sua perfezion fosser cotanto.
di secoli de li angeli creati
anzi che l'altro mondo fosse fatto;
ma questo vero e scritto in molti lati
da li scrittor de lo Spirito Santo,
e tu te n'avvedrai se bene agguati;
e anche la ragione il vede alquanto,
che non concederebbe che ' motori
sanza sua perfezion fosser cotanto.
Dante - La Divina Commedia
L'altro ternaro, che cosi germoglia
in questa primavera sempiterna
che notturno Ariete non dispoglia,
perpetualemente 'Osanna' sberna
con tre melode, che suonano in tree
ordini di letizia onde s'interna.
In essa gerarcia son l'altre dee:
prima Dominazioni, e poi Virtudi;
l'ordine terzo di Podestadi ee.
Poscia ne' due penultimi tripudi
Principati e Arcangeli si girano;
l'ultimo e tutto d'Angelici ludi.
Questi ordini di su tutti s'ammirano,
e di giu vincon si, che verso Dio
tutti tirati sono e tutti tirano.
E Dionisio con tanto disio
a contemplar questi ordini si mise,
che li nomo e distinse com' io.
Ma Gregorio da lui poi si divise;
onde, si tosto come li occhi aperse
in questo ciel, di se medesmo rise.
E se tanto secreto ver proferse
mortale in terra, non voglio ch'ammiri:
che chi 'l vide qua su gliel discoperse
con altro assai del ver di questi giri>>.
Paradiso ? Canto XXIX
Quando ambedue li figli di Latona,
coperti del Montone e de la Libra,
fanno de l'orizzonte insieme zona,
quant' e dal punto che 'l cenit inlibra
infin che l'uno e l'altro da quel cinto,
cambiando l'emisperio, si dilibra,
tanto, col volto di riso dipinto,
si tacque Beatrice, riguardando
fiso nel punto che m'avea vinto.
Poi comincio: <<Io dico, e non dimando,
quel che tu vuoli udir, perch' io l'ho visto
la 've s'appunta ogne ubi e ogne quando.
Non per aver a se di bene acquisto,
ch'esser non puo, ma perche suo splendore
potesse, risplendendo, dir "Subsisto",
in sua etternita di tempo fore,
fuor d'ogne altro comprender, come i piacque,
s'aperse in nuovi amor l'etterno amore.
Ne prima quasi torpente si giacque;
che ne prima ne poscia procedette
lo discorrer di Dio sovra quest' acque.
Forma e materia, congiunte e purette,
usciro ad esser che non avia fallo,
come d'arco tricordo tre saette.
E come in vetro, in ambra o in cristallo
raggio resplende si, che dal venire
a l'esser tutto non e intervallo,
cosi 'l triforme effetto del suo sire
ne l'esser suo raggio insieme tutto
sanza distinzione in essordire.
Concreato fu ordine e costrutto
a le sustanze; e quelle furon cima
nel mondo in che puro atto fu produtto;
pura potenza tenne la parte ima;
nel mezzo strinse potenza con atto
tal vime, che gia mai non si divima.
Ieronimo vi scrisse lungo tratto
di secoli de li angeli creati
anzi che l'altro mondo fosse fatto;
ma questo vero e scritto in molti lati
da li scrittor de lo Spirito Santo,
e tu te n'avvedrai se bene agguati;
e anche la ragione il vede alquanto,
che non concederebbe che ' motori
sanza sua perfezion fosser cotanto.
Or sai tu dove e quando questi amori
furon creati e come: si che spenti
nel tuo disio gia son tre ardori.
Ne giugneriesi, numerando, al venti
si tosto, come de li angeli parte
turbo il suggetto d'i vostri alimenti.
L'altra rimase, e comincio quest' arte
che tu discerni, con tanto diletto,
che mai da circuir non si diparte.
Principio del cader fu il maladetto
superbir di colui che tu vedesti
da tutti i pesi del mondo costretto.
Quelli che vedi qui furon modesti
a riconoscer se da la bontate
che li avea fatti a tanto intender presti:
per che le viste lor furo essaltate
con grazia illuminante e con lor merto,
si c'hanno ferma e piena volontate;
e non voglio che dubbi, ma sia certo,
che ricever la grazia e meritorio
secondo che l'affetto l'e aperto.
Omai dintorno a questo consistorio
puoi contemplare assai, se le parole
mie son ricolte, sanz' altro aiutorio.
Ma perche 'n terra per le vostre scole
si legge che l'angelica natura
e tal, che 'ntende e si ricorda e vole,
ancor diro, perche tu veggi pura
la verita che la giu si confonde,
equivocando in si fatta lettura.
Queste sustanze, poi che fur gioconde
de la faccia di Dio, non volser viso
da essa, da cui nulla si nasconde:
pero non hanno vedere interciso
da novo obietto, e pero non bisogna
rememorar per concetto diviso;
si che la giu, non dormendo, si sogna,
credendo e non credendo dicer vero;
ma ne l'uno e piu colpa e piu vergogna.
Voi non andate giu per un sentiero
filosofando: tanto vi trasporta
l'amor de l'apparenza e 'l suo pensiero!
E ancor questo qua su si comporta
con men disdegno che quando e posposta
la divina Scrittura o quando e torta.
Non vi si pensa quanto sangue costa
seminarla nel mondo e quanto piace
chi umilmente con essa s'accosta.
Per apparer ciascun s'ingegna e face
sue invenzioni; e quelle son trascorse
da' predicanti e 'l Vangelio si tace.
Un dice che la luna si ritorse
ne la passion di Cristo e s'interpuose,
per che 'l lume del sol giu non si porse;
e mente, che la luce si nascose
da se: pero a li Spani e a l'Indi
come a' Giudei tale eclissi rispuose.
Non ha Fiorenza tanti Lapi e Bindi
quante si fatte favole per anno
in pergamo si gridan quinci e quindi:
si che le pecorelle, che non sanno,
tornan del pasco pasciute di vento,
e non le scusa non veder lo danno.
Non disse Cristo al suo primo convento:
'Andate, e predicate al mondo ciance';
ma diede lor verace fondamento;
e quel tanto sono ne le sue guance,
si ch'a pugnar per accender la fede
de l'Evangelio fero scudo e lance.