Canto XII
Era lo loco ov' a scender la riva
venimmo, alpestro e, per quel che v'er' anco,
tal, ch'ogne vista ne sarebbe schiva.
Era lo loco ov' a scender la riva
venimmo, alpestro e, per quel che v'er' anco,
tal, ch'ogne vista ne sarebbe schiva.
Dante - La Divina Commedia
E io: <<Maestro, assai chiara procede
la tua ragione, e assai ben distingue
questo baratro e 'l popol ch'e' possiede.
Ma dimmi: quei de la palude pingue,
che mena il vento, e che batte la pioggia,
e che s'incontran con si aspre lingue,
perche non dentro da la citta roggia
sono ei puniti, se Dio li ha in ira?
e se non li ha, perche sono a tal foggia? >>.
Ed elli a me <<Perche tanto delira>>,
disse, <<lo 'ngegno tuo da quel che sole?
o ver la mente dove altrove mira?
Non ti rimembra di quelle parole
con le quai la tua Etica pertratta
le tre disposizion che 'l ciel non vole,
incontenenza, malizia e la matta
bestialitade? e come incontenenza
men Dio offende e men biasimo accatta?
Se tu riguardi ben questa sentenza,
e rechiti a la mente chi son quelli
che su di fuor sostegnon penitenza,
tu vedrai ben perche da questi felli
sien dipartiti, e perche men crucciata
la divina vendetta li martelli>>.
<<O sol che sani ogne vista turbata,
tu mi contenti si quando tu solvi,
che, non men che saver, dubbiar m'aggrata.
Ancora in dietro un poco ti rivolvi>>,
diss' io, <<la dove di' ch'usura offende
la divina bontade, e 'l groppo solvi>>.
<<Filosofia>>, mi disse, <<a chi la 'ntende,
nota, non pure in una sola parte,
come natura lo suo corso prende
dal divino 'ntelletto e da sua arte;
e se tu ben la tua Fisica note,
tu troverai, non dopo molte carte,
che l'arte vostra quella, quanto pote,
segue, come 'l maestro fa 'l discente;
si che vostr' arte a Dio quasi e nepote.
Da queste due, se tu ti rechi a mente
lo Genesi dal principio, convene
prender sua vita e avanzar la gente;
e perche l'usuriere altra via tene,
per se natura e per la sua seguace
dispregia, poi ch'in altro pon la spene.
Ma seguimi oramai che 'l gir mi piace;
che i Pesci guizzan su per l'orizzonta,
e 'l Carro tutto sovra 'l Coro giace,
e 'l balzo via la oltra si dismonta>>.
Inferno ?
Canto XII
Era lo loco ov' a scender la riva
venimmo, alpestro e, per quel che v'er' anco,
tal, ch'ogne vista ne sarebbe schiva.
Qual e quella ruina che nel fianco
di qua da Trento l'Adice percosse,
o per tremoto o per sostegno manco,
che da cima del monte, onde si mosse,
al piano e si la roccia discoscesa,
ch'alcuna via darebbe a chi su fosse:
cotal di quel burrato era la scesa;
e 'n su la punta de la rotta lacca
l'infamia di Creti era distesa
che fu concetta ne la falsa vacca;
e quando vide noi, se stesso morse,
si come quei cui l'ira dentro fiacca.
Lo savio mio inver' lui grido: <<Forse
tu credi che qui sia 'l duca d'Atene,
che su nel mondo la morte ti porse?
Partiti, bestia, che questi non vene
ammaestrato da la tua sorella,
ma vassi per veder le vostre pene>>.
Qual e quel toro che si slaccia in quella
c'ha ricevuto gia 'l colpo mortale,
che gir non sa, ma qua e la saltella,
vid' io lo Minotauro far cotale;
e quello accorto grido: <<Corri al varco;
mentre ch'e' 'nfuria, e buon che tu ti cale>>.
Cosi prendemmo via giu per lo scarco
di quelle pietre, che spesso moviensi
sotto i miei piedi per lo novo carco.
Io gia pensando; e quei disse: <<Tu pensi
forse a questa ruina, ch'e guardata
da quell' ira bestial ch'i' ora spensi.
Or vo' che sappi che l'altra fiata
ch'i' discesi qua giu nel basso inferno,
questa roccia non era ancor cascata.
Ma certo poco pria, se ben discerno,
che venisse colui che la gran preda
levo a Dite del cerchio superno,
da tutte parti l'alta valle feda
tremo si, ch'i' pensai che l'universo
sentisse amor, per lo qual e chi creda
piu volte il mondo in caosso converso;
e in quel punto questa vecchia roccia,
qui e altrove, tal fece riverso.
Ma ficca li occhi a valle, che s'approccia
la riviera del sangue in la qual bolle
qual che per violenza in altrui noccia>>.
Oh cieca cupidigia e ira folle,
che si ci sproni ne la vita corta,
e ne l'etterna poi si mal c'immolle!
Io vidi un'ampia fossa in arco torta,
come quella che tutto 'l piano abbraccia,
secondo ch'avea detto la mia scorta;
e tra 'l pie de la ripa ed essa, in traccia
corrien centauri, armati di saette,
come solien nel mondo andare a caccia.
Veggendoci calar, ciascun ristette,
e de la schiera tre si dipartiro
con archi e asticciuole prima elette;
e l'un grido da lungi: <<A qual martiro
venite voi che scendete la costa?
Ditel costinci; se non, l'arco tiro>>.
Lo mio maestro disse: <<La risposta
farem noi a Chiron costa di presso:
mal fu la voglia tua sempre si tosta>>.
Poi mi tento, e disse: <<Quelli e Nesso,
che mori per la bella Deianira,
e fe di se la vendetta elli stesso.