Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disianza vuol volar sanz' ali.
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disianza vuol volar sanz' ali.
Dante - La Divina Commedia
Rispuose a la divina cantilena
da tutte parti la beata corte,
si ch'ogne vista sen fe piu serena.
<<O santo padre, che per me comporte
l'esser qua giu, lasciando il dolce loco
nel qual tu siedi per etterna sorte,
qual e quell' angel che con tanto gioco
guarda ne li occhi la nostra regina,
innamorato si che par di foco? >>.
Cosi ricorsi ancora a la dottrina
di colui ch'abbelliva di Maria,
come del sole stella mattutina.
Ed elli a me: <<Baldezza e leggiadria
quant' esser puote in angelo e in alma,
tutta e in lui; e si volem che sia,
perch' elli e quelli che porto la palma
giuso a Maria, quando 'l Figliuol di Dio
carcar si volse de la nostra salma.
Ma vieni omai con li occhi si com' io
andro parlando, e nota i gran patrici
di questo imperio giustissimo e pio.
Quei due che seggon la su piu felici
per esser propinquissimi ad Agusta,
son d'esta rosa quasi due radici:
colui che da sinistra le s'aggiusta
e il padre per lo cui ardito gusto
l'umana specie tanto amaro gusta;
dal destro vedi quel padre vetusto
di Santa Chiesa a cui Cristo le chiavi
raccomando di questo fior venusto.
E quei che vide tutti i tempi gravi,
pria che morisse, de la bella sposa
che s'acquisto con la lancia e coi clavi,
siede lungh' esso, e lungo l'altro posa
quel duca sotto cui visse di manna
la gente ingrata, mobile e retrosa.
Di contr' a Pietro vedi sedere Anna,
tanto contenta di mirar sua figlia,
che non move occhio per cantare osanna;
e contro al maggior padre di famiglia
siede Lucia, che mosse la tua donna
quando chinavi, a rovinar, le ciglia.
Ma perche 'l tempo fugge che t'assonna,
qui farem punto, come buon sartore
che com' elli ha del panno fa la gonna;
e drizzeremo li occhi al primo amore,
si che, guardando verso lui, penetri
quant' e possibil per lo suo fulgore.
Veramente, ne forse tu t'arretri
movendo l'ali tue, credendo oltrarti,
orando grazia conven che s'impetri
grazia da quella che puote aiutarti;
e tu mi seguirai con l'affezione,
si che dal dicer mio lo cor non parti>>.
E comincio questa santa orazione:
Paradiso ? Canto XXXIII
<<Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta piu che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti si, che 'l suo fattore
non disdegno di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
cosi e germinato questo fiore.
Qui se' a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra ' mortali,
se' di speranza fontana vivace.
Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disianza vuol volar sanz' ali.
La tua benignita non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura e di bontate.
Or questi, che da l'infima lacuna
de l'universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,
supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
piu alto verso l'ultima salute.
E io, che mai per mio veder non arsi
piu ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,
perche tu ogne nube li disleghi
di sua mortalita co' prieghi tuoi,
si che 'l sommo piacer li si dispieghi.
Ancor ti priego, regina, che puoi
cio che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.
Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani! >>.
Li occhi da Dio diletti e venerati,
fissi ne l'orator, ne dimostraro
quanto i devoti prieghi le son grati;
indi a l'etterno lume s'addrizzaro,
nel qual non si dee creder che s'invii
per creatura l'occhio tanto chiaro.
E io ch'al fine di tutt' i disii
appropinquava, si com' io dovea,
l'ardor del desiderio in me finii.
Bernardo m'accennava, e sorridea,
perch' io guardassi suso; ma io era
gia per me stesso tal qual ei volea:
che la mia vista, venendo sincera,
e piu e piu intrava per lo raggio
de l'alta luce che da se e vera.
Da quinci innanzi il mio veder fu maggio
che 'l parlar mostra, ch'a tal vista cede,
e cede la memoria a tanto oltraggio.
Qual e colui che sognando vede,
che dopo 'l sogno la passione impressa
rimane, e l'altro a la mente non riede,
cotal son io, che quasi tutta cessa
mia visione, e ancor mi distilla
nel core il dolce che nacque da essa.
Cosi la neve al sol si disigilla;
cosi al vento ne le foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.
O somma luce che tanto ti levi
da' concetti mortali, a la mia mente
ripresta un poco di quel che parevi,
e fa la lingua mia tanto possente,
ch'una favilla sol de la tua gloria
possa lasciare a la futura gente;
che, per tornare alquanto a mia memoria
e per sonare un poco in questi versi,
piu si concepera di tua vittoria.
Io credo, per l'acume ch'io soffersi
del vivo raggio, ch'i' sarei smarrito,
se li occhi miei da lui fossero aversi.