La divina bonta, che da se sperne
ogne livore, ardendo in se, sfavilla
si che dispiega le bellezze etterne.
ogne livore, ardendo in se, sfavilla
si che dispiega le bellezze etterne.
Dante - La Divina Commedia
>>.
Cosi, volgendosi a la nota sua,
fu viso a me cantare essa sustanza,
sopra la qual doppio lume s'addua;
ed essa e l'altre mossero a sua danza,
e quasi velocissime faville
mi si velar di subita distanza.
Io dubitava e dicea 'Dille, dille! '
fra me, 'dille' dicea, 'a la mia donna
che mi diseta con le dolci stille'.
Ma quella reverenza che s'indonna
di tutto me, pur per Be e per ice,
mi richinava come l'uom ch'assonna.
Poco sofferse me cotal Beatrice
e comincio, raggiandomi d'un riso
tal, che nel foco faria l'uom felice:
<<Secondo mio infallibile avviso,
come giusta vendetta giustamente
punita fosse, t'ha in pensier miso;
ma io ti solvero tosto la mente;
e tu ascolta, che le mie parole
di gran sentenza ti faran presente.
Per non soffrire a la virtu che vole
freno a suo prode, quell' uom che non nacque,
dannando se, danno tutta sua prole;
onde l'umana specie inferma giacque
giu per secoli molti in grande errore,
fin ch'al Verbo di Dio discender piacque
u' la natura, che dal suo fattore
s'era allungata, uni a se in persona
con l'atto sol del suo etterno amore.
Or drizza il viso a quel ch'or si ragiona:
questa natura al suo fattore unita,
qual fu creata, fu sincera e buona;
ma per se stessa pur fu ella sbandita
di paradiso, pero che si torse
da via di verita e da sua vita.
La pena dunque che la croce porse
s'a la natura assunta si misura,
nulla gia mai si giustamente morse;
e cosi nulla fu di tanta ingiura,
guardando a la persona che sofferse,
in che era contratta tal natura.
Pero d'un atto uscir cose diverse:
ch'a Dio e a' Giudei piacque una morte;
per lei tremo la terra e 'l ciel s'aperse.
Non ti dee oramai parer piu forte,
quando si dice che giusta vendetta
poscia vengiata fu da giusta corte.
Ma io veggi' or la tua mente ristretta
di pensiero in pensier dentro ad un nodo,
del qual con gran disio solver s'aspetta.
Tu dici: "Ben discerno cio ch'i' odo;
ma perche Dio volesse, m'e occulto,
a nostra redenzion pur questo modo".
Questo decreto, frate, sta sepulto
a li occhi di ciascuno il cui ingegno
ne la fiamma d'amor non e adulto.
Veramente, pero ch'a questo segno
molto si mira e poco si discerne,
diro perche tal modo fu piu degno.
La divina bonta, che da se sperne
ogne livore, ardendo in se, sfavilla
si che dispiega le bellezze etterne.
Cio che da lei sanza mezzo distilla
non ha poi fine, perche non si move
la sua imprenta quand' ella sigilla.
Cio che da essa sanza mezzo piove
libero e tutto, perche non soggiace
a la virtute de le cose nove.
Piu l'e conforme, e pero piu le piace;
che l'ardor santo ch'ogne cosa raggia,
ne la piu somigliante e piu vivace.
Di tutte queste dote s'avvantaggia
l'umana creatura, e s'una manca,
di sua nobilita convien che caggia.
Solo il peccato e quel che la disfranca
e falla dissimile al sommo bene,
per che del lume suo poco s'imbianca;
e in sua dignita mai non rivene,
se non riempie, dove colpa vota,
contra mal dilettar con giuste pene.
Vostra natura, quando pecco tota
nel seme suo, da queste dignitadi,
come di paradiso, fu remota;
ne ricovrar potiensi, se tu badi
ben sottilmente, per alcuna via,
sanza passar per un di questi guadi:
o che Dio solo per sua cortesia
dimesso avesse, o che l'uom per se isso
avesse sodisfatto a sua follia.
Ficca mo l'occhio per entro l'abisso
de l'etterno consiglio, quanto puoi
al mio parlar distrettamente fisso.
Non potea l'uomo ne' termini suoi
mai sodisfar, per non potere ir giuso
con umiltate obediendo poi,
quanto disobediendo intese ir suso;
e questa e la cagion per che l'uom fue
da poter sodisfar per se dischiuso.
Dunque a Dio convenia con le vie sue
riparar l'omo a sua intera vita,
dico con l'una, o ver con amendue.
Ma perche l'ovra tanto e piu gradita
da l'operante, quanto piu appresenta
de la bonta del core ond' ell' e uscita,
la divina bonta che 'l mondo imprenta,
di proceder per tutte le sue vie,
a rilevarvi suso, fu contenta.
Ne tra l'ultima notte e 'l primo die
si alto o si magnifico processo,
o per l'una o per l'altra, fu o fie:
che piu largo fu Dio a dar se stesso
per far l'uom sufficiente a rilevarsi,
che s'elli avesse sol da se dimesso;
e tutti li altri modi erano scarsi
a la giustizia, se 'l Figliuol di Dio
non fosse umiliato ad incarnarsi.
Or per empierti bene ogne disio,
ritorno a dichiararti in alcun loco,
perche tu veggi li cosi com' io.
Tu dici: "Io veggio l'acqua, io veggio il foco,
l'aere e la terra e tutte lor misture
venire a corruzione, e durar poco;
e queste cose pur furon creature;
per che, se cio ch'e detto e stato vero,
esser dovrien da corruzion sicure".
Li angeli, frate, e 'l paese sincero
nel qual tu se', dir si posson creati,
si come sono, in loro essere intero;
ma li alimenti che tu hai nomati
e quelle cose che di lor si fanno
da creata virtu sono informati.
Creata fu la materia ch'elli hanno;
creata fu la virtu informante
in queste stelle che 'ntorno a lor vanno.
Cosi, volgendosi a la nota sua,
fu viso a me cantare essa sustanza,
sopra la qual doppio lume s'addua;
ed essa e l'altre mossero a sua danza,
e quasi velocissime faville
mi si velar di subita distanza.
Io dubitava e dicea 'Dille, dille! '
fra me, 'dille' dicea, 'a la mia donna
che mi diseta con le dolci stille'.
Ma quella reverenza che s'indonna
di tutto me, pur per Be e per ice,
mi richinava come l'uom ch'assonna.
Poco sofferse me cotal Beatrice
e comincio, raggiandomi d'un riso
tal, che nel foco faria l'uom felice:
<<Secondo mio infallibile avviso,
come giusta vendetta giustamente
punita fosse, t'ha in pensier miso;
ma io ti solvero tosto la mente;
e tu ascolta, che le mie parole
di gran sentenza ti faran presente.
Per non soffrire a la virtu che vole
freno a suo prode, quell' uom che non nacque,
dannando se, danno tutta sua prole;
onde l'umana specie inferma giacque
giu per secoli molti in grande errore,
fin ch'al Verbo di Dio discender piacque
u' la natura, che dal suo fattore
s'era allungata, uni a se in persona
con l'atto sol del suo etterno amore.
Or drizza il viso a quel ch'or si ragiona:
questa natura al suo fattore unita,
qual fu creata, fu sincera e buona;
ma per se stessa pur fu ella sbandita
di paradiso, pero che si torse
da via di verita e da sua vita.
La pena dunque che la croce porse
s'a la natura assunta si misura,
nulla gia mai si giustamente morse;
e cosi nulla fu di tanta ingiura,
guardando a la persona che sofferse,
in che era contratta tal natura.
Pero d'un atto uscir cose diverse:
ch'a Dio e a' Giudei piacque una morte;
per lei tremo la terra e 'l ciel s'aperse.
Non ti dee oramai parer piu forte,
quando si dice che giusta vendetta
poscia vengiata fu da giusta corte.
Ma io veggi' or la tua mente ristretta
di pensiero in pensier dentro ad un nodo,
del qual con gran disio solver s'aspetta.
Tu dici: "Ben discerno cio ch'i' odo;
ma perche Dio volesse, m'e occulto,
a nostra redenzion pur questo modo".
Questo decreto, frate, sta sepulto
a li occhi di ciascuno il cui ingegno
ne la fiamma d'amor non e adulto.
Veramente, pero ch'a questo segno
molto si mira e poco si discerne,
diro perche tal modo fu piu degno.
La divina bonta, che da se sperne
ogne livore, ardendo in se, sfavilla
si che dispiega le bellezze etterne.
Cio che da lei sanza mezzo distilla
non ha poi fine, perche non si move
la sua imprenta quand' ella sigilla.
Cio che da essa sanza mezzo piove
libero e tutto, perche non soggiace
a la virtute de le cose nove.
Piu l'e conforme, e pero piu le piace;
che l'ardor santo ch'ogne cosa raggia,
ne la piu somigliante e piu vivace.
Di tutte queste dote s'avvantaggia
l'umana creatura, e s'una manca,
di sua nobilita convien che caggia.
Solo il peccato e quel che la disfranca
e falla dissimile al sommo bene,
per che del lume suo poco s'imbianca;
e in sua dignita mai non rivene,
se non riempie, dove colpa vota,
contra mal dilettar con giuste pene.
Vostra natura, quando pecco tota
nel seme suo, da queste dignitadi,
come di paradiso, fu remota;
ne ricovrar potiensi, se tu badi
ben sottilmente, per alcuna via,
sanza passar per un di questi guadi:
o che Dio solo per sua cortesia
dimesso avesse, o che l'uom per se isso
avesse sodisfatto a sua follia.
Ficca mo l'occhio per entro l'abisso
de l'etterno consiglio, quanto puoi
al mio parlar distrettamente fisso.
Non potea l'uomo ne' termini suoi
mai sodisfar, per non potere ir giuso
con umiltate obediendo poi,
quanto disobediendo intese ir suso;
e questa e la cagion per che l'uom fue
da poter sodisfar per se dischiuso.
Dunque a Dio convenia con le vie sue
riparar l'omo a sua intera vita,
dico con l'una, o ver con amendue.
Ma perche l'ovra tanto e piu gradita
da l'operante, quanto piu appresenta
de la bonta del core ond' ell' e uscita,
la divina bonta che 'l mondo imprenta,
di proceder per tutte le sue vie,
a rilevarvi suso, fu contenta.
Ne tra l'ultima notte e 'l primo die
si alto o si magnifico processo,
o per l'una o per l'altra, fu o fie:
che piu largo fu Dio a dar se stesso
per far l'uom sufficiente a rilevarsi,
che s'elli avesse sol da se dimesso;
e tutti li altri modi erano scarsi
a la giustizia, se 'l Figliuol di Dio
non fosse umiliato ad incarnarsi.
Or per empierti bene ogne disio,
ritorno a dichiararti in alcun loco,
perche tu veggi li cosi com' io.
Tu dici: "Io veggio l'acqua, io veggio il foco,
l'aere e la terra e tutte lor misture
venire a corruzione, e durar poco;
e queste cose pur furon creature;
per che, se cio ch'e detto e stato vero,
esser dovrien da corruzion sicure".
Li angeli, frate, e 'l paese sincero
nel qual tu se', dir si posson creati,
si come sono, in loro essere intero;
ma li alimenti che tu hai nomati
e quelle cose che di lor si fanno
da creata virtu sono informati.
Creata fu la materia ch'elli hanno;
creata fu la virtu informante
in queste stelle che 'ntorno a lor vanno.