E quella che vedea i pensier dubi
ne la mia mente, disse: < t'hanno mostrato Serafi e Cherubi.
ne la mia mente, disse: < t'hanno mostrato Serafi e Cherubi.
Dante - La Divina Commedia
Cosi l'ottavo e 'l nono; e chiascheduno
piu tardo si movea, secondo ch'era
in numero distante piu da l'uno;
e quello avea la fiamma piu sincera
cui men distava la favilla pura,
credo, pero che piu di lei s'invera.
La donna mia, che mi vedea in cura
forte sospeso, disse: <<Da quel punto
depende il cielo e tutta la natura.
Mira quel cerchio che piu li e congiunto;
e sappi che 'l suo muovere e si tosto
per l'affocato amore ond' elli e punto>>.
E io a lei: <<Se 'l mondo fosse posto
con l'ordine ch'io veggio in quelle rote,
sazio m'avrebbe cio che m'e proposto;
ma nel mondo sensibile si puote
veder le volte tanto piu divine,
quant' elle son dal centro piu remote.
Onde, se 'l mio disir dee aver fine
in questo miro e angelico templo
che solo amore e luce ha per confine,
udir convienmi ancor come l'essemplo
e l'essemplare non vanno d'un modo,
che io per me indarno a cio contemplo>>.
<<Se li tuoi diti non sono a tal nodo
sufficienti, non e maraviglia:
tanto, per non tentare, e fatto sodo! >>.
Cosi la donna mia; poi disse: <<Piglia
quel ch'io ti dicero, se vuo' saziarti;
e intorno da esso t'assottiglia.
Li cerchi corporai sono ampi e arti
secondo il piu e 'l men de la virtute
che si distende per tutte lor parti.
Maggior bonta vuol far maggior salute;
maggior salute maggior corpo cape,
s'elli ha le parti igualmente compiute.
Dunque costui che tutto quanto rape
l'altro universo seco, corrisponde
al cerchio che piu ama e che piu sape:
per che, se tu a la virtu circonde
la tua misura, non a la parvenza
de le sustanze che t'appaion tonde,
tu vederai mirabil consequenza
di maggio a piu e di minore a meno,
in ciascun cielo, a sua intelligenza>>.
Come rimane splendido e sereno
l'emisperio de l'aere, quando soffia
Borea da quella guancia ond' e piu leno,
per che si purga e risolve la roffia
che pria turbava, si che 'l ciel ne ride
con le bellezze d'ogne sua paroffia;
cosi fec'io, poi che mi provide
la donna mia del suo risponder chiaro,
e come stella in cielo il ver si vide.
E poi che le parole sue restaro,
non altrimenti ferro disfavilla
che bolle, come i cerchi sfavillaro.
L'incendio suo seguiva ogne scintilla;
ed eran tante, che 'l numero loro
piu che 'l doppiar de li scacchi s'inmilla.
Io sentiva osannar di coro in coro
al punto fisso che li tiene a li ubi,
e terra sempre, ne' quai sempre fuoro.
E quella che vedea i pensier dubi
ne la mia mente, disse: < t'hanno mostrato Serafi e Cherubi.
Cosi veloci seguono i suoi vimi,
per somigliarsi al punto quanto ponno;
e posson quanto a veder son soblimi.
Quelli altri amori che 'ntorno li vonno,
si chiaman Troni del divino aspetto,
per che 'l primo ternaro terminonno;
e dei saper che tutti hanno diletto
quanto la sua veduta si profonda
nel vero in che si queta ogne intelletto.
Quinci si puo veder come si fonda
l'esser beato ne l'atto che vede,
non in quel ch'ama, che poscia seconda;
e del vedere e misura mercede,
che grazia partorisce e buona voglia:
cosi di grado in grado si procede.
L'altro ternaro, che cosi germoglia
in questa primavera sempiterna
che notturno Ariete non dispoglia,
perpetualemente 'Osanna' sberna
con tre melode, che suonano in tree
ordini di letizia onde s'interna.
In essa gerarcia son l'altre dee:
prima Dominazioni, e poi Virtudi;
l'ordine terzo di Podestadi ee.
Poscia ne' due penultimi tripudi
Principati e Arcangeli si girano;
l'ultimo e tutto d'Angelici ludi.
Questi ordini di su tutti s'ammirano,
e di giu vincon si, che verso Dio
tutti tirati sono e tutti tirano.
E Dionisio con tanto disio
a contemplar questi ordini si mise,
che li nomo e distinse com' io.
Ma Gregorio da lui poi si divise;
onde, si tosto come li occhi aperse
in questo ciel, di se medesmo rise.
E se tanto secreto ver proferse
mortale in terra, non voglio ch'ammiri:
che chi 'l vide qua su gliel discoperse
con altro assai del ver di questi giri>>.
Paradiso ? Canto XXIX
Quando ambedue li figli di Latona,
coperti del Montone e de la Libra,
fanno de l'orizzonte insieme zona,
quant' e dal punto che 'l cenit inlibra
infin che l'uno e l'altro da quel cinto,
cambiando l'emisperio, si dilibra,
tanto, col volto di riso dipinto,
si tacque Beatrice, riguardando
fiso nel punto che m'avea vinto.
Poi comincio: <<Io dico, e non dimando,
quel che tu vuoli udir, perch' io l'ho visto
la 've s'appunta ogne ubi e ogne quando.
Non per aver a se di bene acquisto,
ch'esser non puo, ma perche suo splendore
potesse, risplendendo, dir "Subsisto",
in sua etternita di tempo fore,
fuor d'ogne altro comprender, come i piacque,
s'aperse in nuovi amor l'etterno amore.
Ne prima quasi torpente si giacque;
che ne prima ne poscia procedette
lo discorrer di Dio sovra quest' acque.